MFormazione "il FIGLIO dell'UOMO" ARGOMENTO dalla STAMPA QUOTIDIANA

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dal 28 Marzo al 4 Aprile 2010

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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-02-19 ad oggi 2010-02-21

I regolamenti che traducono la riforma non sono ancora stati pubblicati. Dura la Cgil

Non è chiaro come studieranno gli studenti, cosa e dove insegneranno i docenti

Superiori ancora senza regole

Iscrizioni al buio per 500mila

Superiori ancora senza regole Iscrizioni al buio per 500mila

Scelta al buio per un milione e mezzo di studenti italiani. Le iscrizioni al primo e agli anni successivi delle scuole superiori targate Gelmini inizieranno il 26 febbraio, ma i Regolamenti che giustificano la riforma, definita "epocale" dallo stesso ministro dell'Istruzione, misteriosamente non sono ancora stati pubblicati. E senza Regolamenti, gli studenti non sapranno cosa e come studieranno, gli insegnanti non sapranno cosa e dove insegneranno, le scuole e gli enti locali (le province e le regioni) non potranno formulare i loro piani dell'offerta formativa.

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

41° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..

 

Il Mio Pensiero (Vedi il "Libro dei Miei Pensieri"html PDF ):

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AVVENIRE

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2010-02-21

 

 

 

 

 

 

CORRIERE della SERA

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REPUBBLICA

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2010-02-21

I regolamenti che traducono la riforma non sono ancora stati pubblicati. Dura la Cgil

Non è chiaro come studieranno gli studenti, cosa e dove insegneranno i docenti

Superiori ancora senza regole

Iscrizioni al buio per 500mila

di SALVO INTRAVAIA

Superiori ancora senza regole Iscrizioni al buio per 500mila

Scelta al buio per un milione e mezzo di studenti italiani. Le iscrizioni al primo e agli anni successivi delle scuole superiori targate Gelmini inizieranno il 26 febbraio, ma i Regolamenti che giustificano la riforma, definita "epocale" dallo stesso ministro dell'Istruzione, misteriosamente non sono ancora stati pubblicati. E senza Regolamenti, gli studenti non sapranno cosa e come studieranno, gli insegnanti non sapranno cosa e dove insegneranno, le scuole e gli enti locali (le province e le regioni) non potranno formulare i loro piani dell'offerta formativa. Si va avanti in questi giorni a forza di bozze non ufficiali, che possono cambiare da un momento all'altro, di voci provenienti dalla capitale e di indiscrezioni. Ma di certo c'è poco, solo una circolare sulle iscrizioni che la Flc Cgil definisce piena di "contraddizioni".

E dire che dalla definitiva approvazione della riforma da parte del Consiglio dei ministri, avvenuta lo scorso 4 febbraio, sono passati ben 15 giorni. I tre Regolamenti - che verranno pubblicati in gazzetta sottoforma di decreti del Presidente della repubblica, non avrebbero ancora ottenuto il benestare dei tecnici del ministero dell'Economia, particolarmente attenti ai tagli. Il numero di ore tagliate in ogni indirizzo, come si evince dalla relazione tecnica allegata al provvedimento, sarà sufficiente a garantire la cura dimagrante (27 mila cattedre in tre anni) per gli organici del personale docente che il governo si aspetta? E' questo il quesito che si pongono gli esperti di via XX settembre.

Intanto, gli oltre 500 mila ragazzini che frequentano la terza media sono chiamati a scegliere come proseguire gli studi, ma i dubbi sono ancora parecchi. La Flc Cgil ne cita soltanto alcuni. "La circolare sulle iscrizioni - dicono da via Leopoldo Serra - evidenzia numerose contraddizioni legate alle possibili scelte degli indirizzi". Allo scientifico, per esempio, "manca la distinzione tra il liceo scientifico e l'opzione delle scienze applicate: quella senza il Latino". Quali scuole potranno attivarla? E in quale misura: una classe, due classi o tutte? Le scuole non lo sanno e di conseguenza non lo sapranno neppure le famiglie. Stesso discorso per le opzioni dei licei delle scienze umane e "per l'istituto professionale per i servizi socio sanitari, per i quali - continuano dalla Cgil - non si fa nessuna distinzione rispetto alle due ulteriori articolazione di Ottico e Odontotecnico". Ma non è tutto.

 

Anche i licei linguistici e quelli musicali e coreutici, di cui si sa pochissimo, viaggiano a vista. Dove saranno attivati? E con quanti posti disponibili? Il fatto è queste cose sono di competenza delle regioni e delle province, che dovrebbero predisporre i cosiddetti Piani dell'offerta formativa territoriali, ma in assenza dei Regolamenti tutto è fermo. "Risulta veramente paradossale - commenta i sindacato guidato da Mimmo Pantaleo - che l'informazione alle famiglie possa essere fornito attraverso un sistema automatico di confluenze, vedi punto 11 della circolare, in barba alle competenze delle Regioni e alle eventuali richieste delle scuole".

I dubbi diventano enormi passando agli istituti tecnici e professionali. Sono circa un milione gli studenti delle prime, seconde e terze classi che il prossimo anno (quando diventeranno seconde, terze e quarte classi) si vedranno ridotto l'orario delle lezioni. A 32 ore oppure a 34 per le seconde e 35 ore per le terze e quarte? Una bozza di regolamento prevede tagli alle ore soltanto nelle seconde e terze, un altro anche alle quarte. Qual è quello più attendibile? E quali materie verranno sforbiciate negli istituti tecnici, quelle con il maggiore numero di ore: cioè quelle tecniche? Potrebbe essere, ma non è ancora certo.

E ancora, quali materie potranno insegnare i docenti? Ma, soprattutto, in quali indirizzi. Solo a titolo di esempio, si veda la questione della Matematica al liceo scientifico. I docenti di sola Matematica potranno continuare ad insegnarla al biennio o saranno dirottati altrove? E chi insegnerà l'Informatica negli scientifici? E le lingue straniere, è vero che col tempo si farà una sola cattedra per Inglese e Francese? Al momento, e senza documenti ufficiali, l'unica cosa certa sembra proprio l'incertezza.

Le scuole, in più, non sono ancora in grado di definire i loro piani dell'offerta formativa, anche perché, si vocifera che gli eventuali docenti che dovessero rimanere senza cattedra, visto che lo stato li pagherà ugualmente, potrebbero essere richiesti dalle stesse scuole per ampliare l'offerta formativa. Ma sarà vero? E, in ogni caso, quando si saprà? Probabilmente ad agosto quando scatteranno i trasferimenti dei docenti. Ma, in questo caso, i genitori avranno già scelto da un pezzo e ritornare sui propri passi sarà impossibile.

© Riproduzione riservata (20 febbraio 2010)

 

 

 

 

 

Bifo: "Con la Gelmini non insegno"

Sospeso dall'insegnamento

L'ex leader del '77 si rifiuta di far lezione e resta senza cattedra e stipendio. Sospeso per assenza senza motivo

di Ilaria Venturi

PER protesta contro la riforma Gelmini ha deciso di non fare più lezione. Sospeso per assenza senza motivo. Il "non salgo in cattedra perché contesto" non vale come giustificazione. E se il prof si dimette da prof allora scatta il provvedimento disciplinare. Succede alle Aldini Valerianie l'insegnanteè Franco Berardi, ovvero Bifo, il "cattivo maestro" del '77 che insegna Italiano al corso serale. E' lui stesso ad annunciarlo, via Facebook.

E DAL Messico, quasi con nonchalance, Bifo dice, come fosse un dettaglio: "Sono qui perché mi hanno sospeso da scuola". Il provvedimento disciplinare è stato deciso dal Comune, perché Bifo ha cominciato a insegnare negli istituti professionali e tecnici quando ancora erano comunali. "Entro in classe, ma mi rifiuto di fare lezione", il suo annuncio. Poi chiede che la sua decisione sia messa per iscritto e protocollata e la lettera che arriva in presidenza viene girata in Comune. Come va a finire? Che l'ufficio contenziosi di Palazzo d'Accursio emana il verdetto: quattro mesi di sospensione.

"E' grave", commenta il preside delle Aldini Salvatore Grillo. "Un insegnante non può rifiutarsi di fare il suo mestiere. Le famiglie hanno protestato? Non ne hanno avuto nemmeno il tempo. Dopo la sospensione per assenze ingiustificate l'insegnante non ha fatto ricorso e quindi il provvedimento è diventato operativo. Il docente è stato sostituito". Quasi nessuno se ne è accorto. E dire che alle Aldini, quando è arrivato il provvedimento disciplinare - che per un docente è comunque un atto rilevante nella carriera professionale - si aspettavano fuoco e fiamme. Forse Bifo le farà, al suo ritorno tra i banchi, a maggio. Per ora nei corsi serali è stato sostituito da un insegnante che porterà le classi a fine anno.

(20 febbraio 2010)

 

 

 

L'UNITA'

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2010-02-21

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2010-02-21

Scuola, nel 2010 arrivano i primi risparmi

di Claudio Tucci

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9 febbraio 2010

Scuola, nel 2010 arrivano i primi risparmi

DOCUMENTO

Il budget dello Stato 2010

 

I tagli all'Istruzione iniziano a far cassa. Rispetto al 2009, il budget 2010 di viale Trastevere è in calo di circa mezzo miliardo, precisamente di 530,7 milioni di euro. Quasi un terzo in meno, rispetto al miliardo e 600 milioni di euro di risparmi previsti, per quest'anno, dalla Finanziaria 2010. Ma è, comunque, la prima volta, dall'inizio della cura "da cavallo" imposta alla scuola con la manovra estiva 2008, che si vede il segno meno sulle spese del ministero dell'Istruzione. La certificazione, dopo le incertezze dei giorni scorsi, è arrivata dalla Ragioneria generale dello Stato, che, ieri, ha reso noto il budget per il 2010, delle amministrazioni centrali. Viale Trastevere prevede per quest'anno spese per 43,9 miliardi: -1,19%, rispetto ai costi sostenuti nel 2009, pari a 44,4 miliardi.

"Era prevedibile - spiega al Sole24Ore.com, Daniele Checchi, economista della Statale di Milano - che la seconda tranche di tagli avrebbe sortito i primi effetti". Ma sono, comunque, ridotti, e ciò dimostra, prosegue, che nella scuola "esistono, ancora, margini di risorse non utilizzate in modo efficiente, che hanno contenuto i risparmi preventivati". Una volta raschiato fino in fondo il barile, per Checchi, il rischio è che, oltre ai risparmi, esca fuori tutto "il malessere" di un intero comparto, che sta subendo sforbiciate "molto decise". Nel 2011 e 2012, bisognerà tagliare altri 5,7 miliardi. E calerà, pure, il fondo, previsto dalla legge 440 del 1997, per ampliare l'offerta formativa. Giorni fa è stata appena registrata alla Corte dei conti la direttiva annuale per il 2009, che prevede, rispetto al 2008, una contrazione di 40 milioni, da 179 a 140,5 milioni di euro. Risorse che caleranno progressivamente: 130 milioni nel 2010 e 99,5 milioni sia nel 2011 che nel 2012.

Tornando al budget 2010, a invertire il trend delle spese, è stata, soprattutto, la diminuzione dei costi per il personale, che rappresenta il 97% dei costi totali: al 1° settembre prossimo non ci saranno più 32.277 dipendenti (insegnanti e Ata), facendo risparmiare a viale Trastevere ben 654, 6 milioni di euro. Si aspetta, ora, di sapere come parte di queste risorse (almeno il 30%, prevede la legge) si traducano effettivamente in premi al merito. Segnano, invece, un aumento, le spese per carta, cancelleria, stampati (24,9 milioni, +20,2% rispetto al 2009), come, pure, quelle per utenze e canoni (+16,8, +68,2% rispetto allo scorso anno). All'opposto, calano, in modo significativo, le spese per consulenza, passate da 58,1 a 20,9 milioni, previste per quest'anno. Anche se, poi, crescono i costi per gli incarichi conferiti al personale (43,6 milioni, + 31,2%) e quelli per le prestazioni professionali e specialistiche (58,8 milioni, +760%), in particolare per assistenza tecnico-informatica.

Calando questi numeri nella realtà scolastica, si può vedere come il settore che certifica più risparmi di tutti sia l'istruzione secondaria di secondo grado, che farà spendere, nel 2010, poco più di 15 miliardi, con una diminuzione, rispetto allo scorso anno, di circa un miliardo e mezzo (1,49 per l'esattezza). E buona parte di queste economie verranno dal riordino di licei, tecnici e professionali, che partirà dal prossimo 1° settembre. In calo, anche, le spese per l'istruzione secondaria di primo grado (-437,1 milioni) e per l'istruzione pre-scolastica (-49,7 milioni). Aumentano, invece, di poco più di un miliardo, i costi per l'istruzione primaria. Passa, poi, a circa 7,3 miliardi il finanziamento per il sistema universitario e si conferma, più o meno stabile, a 2,1 miliardi, l'investimento statale nella ricerca scientifica e tecnologica di base.

Riforma della scuola: riordino con posti a rischio per docenti

Regione per regione la mappa della spesa per scuola, sanità e sicurezza

Scuola: doccia fredda all'istruzione: - 7,3 miliardi di 3 anni

9 febbraio 2010

 

 

 

 

Riforma dell'istruzione,

riordino con posti a rischio

di Gianni Trovati

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8 febbraio 2010

Riforma dell'istruzione. Nella foto: alunni durante una lezione a scuola

Una riforma per innovare, ma anche per alleggerire organici e costi di una macchina scolastica accusata di inefficienza.

Tra rivisitazione degli ordinamenti, riduzione degli orari e tagli delle compresenze, le scuole superiori mettono sul piatto anni 15.300 dei 45.300 posti che gli organici della scuola perderanno per strada nei prossimi tre anni. I primi 27mila (11.300 alle superiori) se ne andranno a settembre; il resto verrà dai primi due cicli di istruzione (con la rimodulazione di orari e tempo pieno) e dall'accorpamento delle classi, imposto a tutti gli ordini dalla manovra dell'estate 2008.

Quando tutti questi provvedimenti concentrici andranno a regime sarà l'autunno del 2014, le forze in campo per l'avvio del nuovo anno scolastico conteranno in tutto 88.538 cattedre e 700 scrivanie da dirigente in meno rispetto a oggi, e saranno anche più leggere (1.838 posti in meno) rispetto agli obiettivi definiti dal governo nell'estate di due anni fa.

La realtà, poi, potrebbe aggiungere qualche limatura ulteriore, perché i numeri calcolati dai tecnici dell'esecutivo in occasione della nuova riforma partono dal presupposto che il numero di iscrizioni a scuola rimanga costante: una stima giudicata piuttosto ottimista dalle stesse relazioni tecniche. Tradotti in euro, i meccanismi introdotti dalla riforma degli ordinamenti porteranno a risparmiare in tre anni quasi 330 milioni di euro di stipendi: il contributo più generoso sarà quello offerto dall'istruzione tecnica (83 milioni il primo anno, 180 il terzo), seguito da quello di licei (85 milioni dopo tre anni) e dall'istruzione professionale (61 milioni). Con il nuovo organico alleggerito, le scuole dovranno anche far funzionare la quota di orario "autonomo" loro assegnato (in media il 20% al primo anno, in crescita fino al 35% nel corso dei curricula) e gli insegnamenti opzionali consentiti dai vari ordinamenti riformati.

Come accennato, la dieta prescritta alla scuola è composta da diversi piatti, ma il più immediato è la sforbiciata a orari che le sperimentazioni avviate negli ultimi anni hanno gonfiato in modo spesso potente. Il liceo linguistico, per esempio, secondo i calcoli ministeriali prevede oggi in media tabelle del primo anno da 36 ore, mentre le magistrali quinquennali che trovano il loro erede nel nuovo liceo delle "scienze umane" tengono oggi sui banchi i propri studenti delle prime classi per 35 ore alla settimana.

Dall'anno prossimo, chi si iscrive a questi licei (e anche al classico e allo scientifico) dovrà fare tutto in 27 ore alla settimana. Il taglio dei tempi entrerà in azione anche all'artistico, che al primo anno passerà dalle 38 ore di media attuali a 34.

Più articolata la situazione agli istituti tecnici e professionali, dove la rivoluzione di ordinamenti e indirizzi è più profonda; la parola d'ordine rimane la stessa ma le declinazioni cambiano. Gli istituti tecnici, per esempio, oggi arrivano in qualche caso a superare le 35 ore di media, e dovranno scendere a 32, ma per pochi indirizzi in area meccanica ed elettronica la nuova asticella offre 2 ore in più rispetto alle 30 di media attuali. Ai professionali, invece, il tetto delle 32 ore presuppone un taglio drastico, e nel caso degli istituti alberghieri dovrebbe far perdere addirittura 10 ore rispetto ai programmi attuali. Nei professionali il tetto d'orario si estende da subito al secondo e terzo anno, che dal 2010/2011 dovranno fermarsi rispettivamente a 32 e 34 ore.

Ecco come saranno le scuole superiori targate Gelmini

Via libera alla riforma delle scuole superiori

Ecco cosa pensano gli insegnanti (di M. Donaddio)

DOCUMENTI / Tutti i pareri parlamentari

8 febbraio 2010

 

 

 

 

Regione per regione la mappa della spesa per scuola, sanità e sicurezza

di Claudio Tucci

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8 febbraio 2010

"Dai nostri archivi"

Ragioneria dello Stato: sui servizi essenziali troppe differenze tra Nord e Sud

Dai dati della Ragioneria generale dello stato emerge un quadro di forti differenze territoriali nella spesa procapite che le regioni sostengono per garantire ai cittadini alcuni servizi essenziali. Alla maggiore quantità dei costi,, però, non sempre corrisponde un analogo livello di qualità

Un bambino alle elementari in Calabria costa 394 euro, nel Lazio 260 euro, in Lombardia 226, in Veneto, 240. La Campania spende per l'ordine pubblico 266 euro ad abitante, l'Emilia Romagna 171, la Sardegna 284, la Toscana 214. Costi molto diversi anche sul fronte dei servizi sanitari: Puglia, Marche, Piemonte, spendono, dai 30 ai 51 euro ad abitante, mentre, in Sicilia e nel Lazio, le spese pro capite salgono rispettivamente a 439 e 384 euro. E' una mappa molto variegata quella tracciata dalla Ragioneria generale dello stato che ha anticipato i dati sulla distribuzione territoriale della spesa statale nel 2008.

Sotto la lente dei tecnici della Ragioneria sono finiti circa 524 miliardi (di cui 249 "regionalizzati", cioè, distribuiti, regione per regione), calcolati su tutti i pagamenti effettuati dall'Erario, anche attraverso risorse comunitarie, per spese correnti e in conto capitale.

Complessivamente, scorrendo le 310 pagine dello studio, emerge al primo posto per finanziamenti statali ricevuti il Lazio, con oltre 34 miliardi, seguito da Lombardia, quasi 31 miliardi, Sicilia, 27,3 miliardi e Campania, 22,7. Fanalino di coda la Valle d'Aosta, con poco più di un milione e mezzo di euro. Ma se si guarda la spesa non i valore assoluto ma per abitante e in funzione al prodotto interno lordo, si scopre il "ribaltone" e si vede che a esser più fortunati sono i residenti nelle regioni autonome, rispetto a quelli delle regioni a statuto ordinario. Facendo un esempio, Valle D'Aosta e Trentino-Alto Adige spendono, pro capite, rispettivamente, 12.171 e 10.862 euro, circa 3-4 volte in più, che in Veneto o Lombardia, dove la spesa pubblica si ferma a 3.089 e a 3.192 euro. Stesso risultato, se si considera la spesa sul Pil: tutte e 5 le regioni a statuto speciale, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige e Valle d'Aosta, primeggiano la speciale classifica, attestando la propria spesa tra il 20% e il 35% di Pil, contro il 9,4% della Lombardia, il 12% del Piemonte, il 15,2% della Liguria. Senza scordare, peraltro, che buona parte di queste risorse se ne vanno in spese correnti (in particolar modo, per pagare stipendi), lasciando, quindi, agli investimenti effettivi, davvero poche briciole.

 

Il federalismo fiscale "soluzione fisiologica"

"È la dimostrazione - spiega al Sole24Ore.com, Fabrizio Pezzani, ordinario di programmazione e controllo alla Bocconi - che i soldi pubblici sono ancora spesi secondo logiche di welfare mascherato per tenere bassi i conflitti sociali, e non invece come stimolo per crescita e produttività". Secondo Pezzani il federalismo fiscale rappresenta "la soluzione fisiologica per il bene del Paese" a patto, però, che "si punti su responsabilizzazione diretta degli amministratori e controlli reali sulla destinazione finale delle risorse".

A completare il quadro non esaltante c'è la constatazione che alla quantità di risorse spese non corrisponde necessariamente la qualità dei risultati, come sottolinea la Ragioneria. Emblematico è il caso dell'Istruzione, dove tutte e 5 le principali regioni meridionali, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna, spendono di più rispetto alle medie nazionali senza ottenere significativi miglioramenti su dispersione e competenze scolastiche. Anzi. Alle elementari, l'Invalsi ci ricorda un gap negli apprendimenti rispetto ai bambini del Centro-Nord, di diversi punti percentuali, soprattutto in italiano. E sempre al Sud, sottolineano gli ultimi studi Isfol e Censis, la dispersione scolastica raggiunge picchi fino a oltre il 20% e apprendistato e offerta formativa professionale sono, letteralmente, al lumicino.

DOCUMENTO / La spesa statale regionalizzata

8 febbraio 2010

 

 

 

L'OSSERVATORE ROMANO

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IL MATTINO

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SORRISI e CANZONI

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